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Una vicenda forense veneziana sul termine feriale PDF Stampa E-mail
venerdì 18 settembre 2015

di IVONE CACCIAVILLANI

I due interventi dell’Amico Francesco Volpe sulla vicenda della “leggina interpretativa” del 6 agosto scorso n. 132, in tema di applicabilità al processo amministrativo della sospensione dei termini feriali (31 agosto o 15 settembre), dimostrano che è emblematica e da non lasciarsi sfuggire; dovrebbe anzi segnare l’avvio (si spera) d’un costume veneto di far professione.

Il fatto è noto: la legge di riforma dalla Giustizia ha anticipato al 31 agosto la sospensione feriale dei termini processuali, ma per il processo amministrativo la sospensione era stabilita al 15 settembre; legge speciale che resiste alla disciplina generale del processo? La questione -ricorda sempre Volpe- “è stata acutamente fatta presente da alcuni difensori in occasione di pubblica udienza“; difensori del Foro veneto! Donde la leggina di estensione anche al processo amministrativo della sospensione normale al 31 agosto.

Qui interessa solo che a sollevare la questione sia stato un Collega del Foro Veneto.

Occorre richiamarci alla nostra storia (del Foro Veneto): la segnalazione di incongruenze legislative nel processo avanti alle Magistrature della Repubblica era frequente; quando la segnalazione/eccezione pareva al Collegio non palesemente infondata poteva rimettere la questione alla Quarantia al Criminal, un -sotto taluni profili strano- Giudice, con funzioni molto eterogenee (non esisteva la distinzione tra le funzioni fondamentali dello Stato): era giudice supremo nelle cause criminali (non esattamente corrispondente al nostro penale attuale), con competenze anche in materie oggi considerate amministrative o di politica della giustizia.

Se la Quarantia al Criminal riteneva fondata l’eccezione aveva il potere di correggere hic et nunc la disposizione “incriminata” col celebre ”da mo’ sia preso che”, che introduceva nell’ordinamento il nuovo testo. Una speciale Corte Costituzionale, che non si limitava a dichiarare l’incongruenza della norma, ma la formulava ex novo secondo quanto ritenuto dovuto. Questo spiega almeno in parte l’accusa mossa dagli Storici francesi alla Serenissima d’essere stata la “Republique des Advocats”.

  Sarà, ma qualcuno ha proposto all’Associazione di farsi proponente d’un intervento legislativo di riforma della Corte dei conti; anche per togliersi dalla coscienza la régrette di non aver fatto nulla per far andar le cose un po’ meglio; a fronte del mala tempora currunt è importante poter rispondere alla domanda “e tu cos’hai fatto per farle andar un po’ meno mala?”.

 

Ivone Cacciavillani

 

 

 

 
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